Il 
						Piemonte nel 2007 in sintesi
						
						Condizionata dalla crisi statunitense, l’economia 
						globale ha rallentato nel 2007: il Pil mondiale è 
						cresciuto del 4,9% e del 2,6% nell’Eurozona, 2,9% 
						nell’intera UE. Anche l’Italia ha risentito della 
						leggera flessione congiunturale: nel 2007 il Pil è 
						cresciuto del 1,5%, decelerando rispetto al +1,8% del 
						2006. Il Pil piemontese registra 1,6 e 1,4% 
						rispettivamente. Per quanto riguarda la crescita 
						industriale, il 2007 è stato per il Piemonte un anno di 
						consolidamento, dopo alcuni anni negativi. Brillanti i 
						risultati dei primi due trimestri dell’anno, trainati 
						dall’auto e non solo, poi la crescita industriale ha 
						rallentato, mantenendosi comunque su +2,6% su base 
						annua. 
						Il 
						clima di opinione registrato fra i cittadini in 
						relazione sia al periodo appena trascorso sia alle 
						prospettive immediate, segnala percezioni negative, 
						anche se non disastrose: la percentuale di coloro che 
						considerano peggiorata la situazione economica italiana 
						passa dal 57,2% del febbraio 2007 al 72,5% del febbraio 
						2008. Tuttavia l’ottimismo diminuisce, ma rimane a 
						livelli più elevati del 2004 e degli anni immediatamente 
						precedenti.  La situazione piemontese trova riscontri 
						analoghi nel resto d’Italia e in tutta Europa e nel 
						resto del mondo industrializzato. Nei 5 più grandi paesi 
						europei, nel corso del 2007, il grado di ottimismo 
						personale scende in media di 17 punti, ma nel mondo solo 
						in Cina e in minor misura India e Indonesia si 
						registrano livelli di fiducia nel futuro elevati: 
						altrove prevale, e da diversi anni, il pessimismo. In 
						questo quadro di complessiva difficoltà e incertezza dei 
						cittadini, l’Italia mantiene alcune sue peculiarità, 
						difficili da spiegare guardando solo all’economia o solo 
						alla società. Abbiamo probabilmente bisogno di uno 
						sguardo più complesso: che non solo consideri insieme 
						tanti diversi ambiti di lavoro e di vita, ma di ognuno 
						ne esamini anche le contraddizioni e cerchi spiegazioni 
						cercando di andare oltre i semplici meccanismi 
						causa-effetto.
						Il 
						quadro generale
						
						L’osservazione degli investimenti diretti esteri 
						permette di analizzare le caratteristiche strutturali ed 
						evolutive dell’internazionalizzazione attiva e passiva 
						delle imprese piemontesi. Nonostante un andamento non 
						positivo nei primi anni duemila, il Piemonte continua a 
						mostrare un livello di internazionalizzazione superiore 
						alla media nazionale, sia in uscita (investimenti 
						all’estero), sia in entrata (investimenti dall’estero), 
						anche se ampio appare ancora il divario con le regioni 
						europee più avanzate, soprattutto per quanto concerne la 
						capacità di attrarre investimenti internazionali di tipo 
						greenfield (ovvero che comportano l’avvio di nuove 
						attività produttive e di servizio). 
						I 
						diversi contesti provinciali risultano generalmente 
						accomunati da un’ ulteriore crescita dell’export (con la 
						sola eccezione di Biella), ad evidenziare gli sforzi del 
						sistema produttivo piemontese verso un consolidamento 
						della propria posizione sui mercati internazionali. Su 
						questo fronte notevoli progressi si registrano nelle 
						province del Piemonte meridionale, Cuneo, Asti e 
						Alessandria mentre una situazione di debolezza si 
						riscontra, oltre che a Biella, anche nella provincia di 
						Novara.  
						La 
						globalizzazione dei fenomeni economici, sociali, 
						politici e ambientali, è all’origine di cambiamenti e 
						trasformazioni che non riguardano solo le imprese ma 
						investono più in profondità le strutture sociali ed 
						organizzative. Enti locali, Governi regionali, scuola 
						pubblica, Università, istituti finanziari e associazioni 
						della società civile sono chiamati a rispondere agli 
						stimoli provenienti dal mondo, partecipando attivamente 
						alle relazioni internazionali e attrezzandosi con 
						adeguati strumenti di internazionalizzazione e 
						inclusione sociale della popolazione straniera. Una 
						panoramica del fenomeno è possibile attraverso l’analisi 
						delle politiche di cooperazione internazionale allo 
						sviluppo della Regione e dagli Enti locali; 
						dell’internazionalizzazione della scuola primaria e 
						secondaria oltre a quella delle Università e dei centri 
						di alta formazioni presenti sul territorio piemontese; 
						del fenomeno dell’imprenditoria straniera; della 
						bancarizzazione e delle rimesse degli immigrati. 
						L’immagine che se ne ricava  è però quella di una 
						società ancora impreparata a far fronte alla 
						globalizzazione, o in ogni caso meno consapevole 
						rispetto al mondo dell’impresa. 
						I 
						settori produttivi
						Nel 
						2007 l’incremento della domanda nei paesi emergenti, 
						dell’opzione agro-energetica e della riduzione delle 
						produzioni causata da ragioni climatiche hanno influito 
						profondamente sui mercati agroalimentari internazionali. 
						Ciò ha portato a un sensibile incremento dei prezzi dei 
						prodotti agricoli,  soprattutto per i cereali,  causando 
						poi un brusco aumento dei costi sostenuti dalla 
						zootecnia. Gli effetti si sono riverberati anche a 
						livello locale. 
						Buone 
						notizie dal fronte auto. Dal punto di vista finanziario 
						il 2007 ha segnato un punto di svolta sul fronte 
						dell’indebitamento industriale. Oggi, non solo Fiat lo 
						ha azzerato, ma ha chiuso la gestione con una 
						disponibilità netta di circa 350 milioni di euro. Allo 
						stesso tempo, il considerevole cash flow industriale ha 
						permesso di proseguire nel rinnovamento della gamma dei 
						prodotti, migliorare i livelli di qualità, aumentare la 
						redditività.  I risultati del Gruppo al 31 dicembre 2007 
						mostrano per il terzo anno consecutivo risultati 
						estremamente positivi e in forte crescita:  i ricavi del 
						gruppo Fiat sono stati pari a 58,5 miliardi di euro (in 
						aumento del 12,9% rispetto al 2006).  Il risultato della 
						gestione ordinaria è stato positivo per 3.233 milioni di 
						euro, ben oltre gli obiettivi prefissati e in crescita 
						di circa il 65,7% rispetto all’anno 2006. Il risultato 
						operativo del gruppo è stato di 3.152 milioni di euro 
						contro i 2.061 milioni del 2006,  in aumento del 52,9%.  
						Il Risultato ante imposte dell’anno 2007 è stato 
						positivo per 2.773 milioni di euro, a fronte dell’utile 
						di 1.641 milioni di euro dell’anno precedente. Anche il 
						risultato netto d’esercizio dunque è stato in 
						progressione rispetto al 2006 risultando pari a 2.054 
						milioni di euro. Nel 2007 il Gruppo ha azzerato 
						l’indebitamento netto industriale e ha chiuso l’anno con 
						una disponibilità netta di 0,4 miliardi di euro. I 
						dipendenti del Gruppo a fine 2007 erano 185.227 rispetto 
						ai 172.012 di fine 2006 a seguito di 32.300 assunzioni 
						contro circa 21.400 uscite.
						 
						Il 
						Piemonte si conferma nel ruolo di “Porta d’Italia” della 
						distribuzione commerciale. Una Regione ricca di 
						iniziativa e di innovazione scelta anche dalle catene 
						internazionali per entrare nel mercato italiano. Dal 
						2001 al 2007 l’apparato commerciale ha sviluppato oltre 
						20.000 nuovi posti di lavoro, anche grazie al 
						franchising.
						
						Nonostante un calo del 7% delle presenze, imputabile in 
						larga parte alla naturale fase post olimpica, nel 2007, 
						le presenze turistiche tutte le altre province segnano 
						un incremento, in particolare di quelle straniere,  
						tranne la provincia di Torino e quelle limitrofe di 
						Biella e Asti. 
						Le 
						infrastrutture
						 
						Il 
						Piemonte gode di un sistema di infrastrutture per la 
						mobilità articolato e capillare, anche in virtù della 
						mole di investimenti e interventi che hanno interessato 
						il territorio regionale negli ultimi anni, facilitata 
						dall’evento olimpico del 2006: oltre quelle previste dal 
						“Programma Olimpico”, sono infatti state realizzate 
						numerose opere connesse. Ad esse si uniscono diverse 
						infrastrutture strategiche in corso di programmazione e 
						realizzazione, quali ad esempio la linea AV/AC, 
						l’autostrada Asti-Cuneo, il nodo di Novara, il passante 
						di Torino, il Terzo valico dei Giovi, che contribuiranno 
						a rendere il grado di infrastrutturazione del territorio 
						piemontese competitivo e diffuso, offrendo una grande 
						opportunità di integrazione col contesto nazionale e 
						internazionale. La possibilità di cogliere tale 
						opportunità è legata alla capacità della pianificazione 
						di perseguire una gestione integrata di infrastrutture 
						materiali, servizi immateriali e trasformazioni 
						urbanistiche, mediante politiche di accompagnamento di 
						carattere organizzativo basate sui concetti quali 
						l’integrazione territoriale, l’interconnessione, la 
						governance territoriale applicata alle reti. 
						 
						Per 
						quanto riguarda le reti energetiche, sono cruciali le 
						vocazioni territoriali, che considerano sia gli aspetti 
						fisici ed ecologici per indagare le potenzialità già 
						sfruttate e quelle ancora latenti, sia il livello 
						dell’organizzazione del territorio dal punto di vista 
						delle attività produttive e dei modelli insediativi, 
						sia, infine, alle reti di relazione tra gli attori 
						(locali e sovra-locali) e le risorse locali potenziali. 
						Una delle sfide che emergono riguarda proprio la 
						capacità di leggere le risorse energetiche presenti in 
						potenza in un’area e di favorirne lo sfruttamento, 
						coordinando strumenti di pianificazione energetica 
						diretta e strumenti di pianificazione territoriale che, 
						indirettamente, possono influenzare e determinare la 
						domanda e l’offerta di energia locale.
						 
						Se 
						raffrontata alla situazione rilevata tre anni or sono, 
						oggi (fine 2007) la dotazione di reti ICT in Piemonte 
						può ritenersi relativamente buona, sostenuta anche da un 
						impegno considerevole delle iniziative regionali nel 
						diffondere l’accesso alla banda larga a tutti i comuni 
						piemontesi. L’utilizzo da parte dei diversi soggetti, 
						tuttavia, è ancora lungi dall’essere soddisfacente, 
						soprattutto se confrontato con i livelli europei: 
						discreto per le imprese (con più di 10 addetti), 
						limitato fra i cittadini (come range e intensità di uso 
						dei diversi servizi), inerziale per la pubblica 
						amministrazione (quasi la metà dei comuni dispone di una 
						buona dotazione tecnologica ma rivela  una debole 
						propensione al suo utilizzo). 
						 
						Le 
						ICT possono avere un ruolo rilevante nel perseguire 
						obiettivi più generali di miglioramento delle 
						funzionalità di erogazione e di fruizione di numerosi 
						servizi pubblici e privati.  Ad esempio, con riferimento 
						al perseguimento di obiettivi di mobilità sostenibile, 
						le ICT possono costituire uno strumento straordinario, 
						per ridurre l’incidentalità stradale, contenere il 
						traffico motorizzato (privato) nelle aree più 
						congestionate, ridurre il consumo energetico e 
						l’inquinamento. Nonostante un quadro conoscitivo ancora 
						insufficiente, emerge da parte dei cittadini piemontesi 
						che usano il Web, un discreta consapevolezza circa la 
						possibilità di evitare di spostarsi per realizzare per 
						svolgere un’attività. Anche il fenomeno dell’incidentalità, 
						in progressiva riduzione dal 2003, presenta dinamiche 
						interessanti. Infine, è importante l’incidenza che i 
						trasporti hanno sul bilancio energetico della regione: 
						gli indicatori presi in esame segnalano un livello di 
						efficienza energetica nel complesso, più elevato di 
						quello riscontrabile per il settore dei trasporti a 
						livello nazionale: migliore anche la performance come 
						intensità energetica (energia consumata per unità di Pil).
						 
						
						Governo e governance locale
						 
						Da 
						tempo il sistema di finanziamento degli enti locali, e 
						la disciplina della spesa, non sono stabili, ma 
						risultano soggetti a mutamenti annuali della normativa 
						che li regola. In questi anni uno degli obiettivi 
						principali della politica economica centrale è stato il 
						contenimento dell’indebitamento complessivo delle 
						amministrazioni pubbliche italiane attraverso le regole 
						del patto di stabilità interno. Gli enti piemontesi 
						hanno rispettato la normativa, ma l’impostazione dei 
						bilanci rivela difficoltà crescenti, come è testimoniato 
						dalla gamma di strategie finanziarie messe in atto. 
						Osservando la dinamica degli investimenti emergono forti 
						differenze nei livelli e nel finanziamento, in base alle 
						diverse tipologie di comune. Il sistema del governo 
						locale è “un cantiere” con tante tematiche che si 
						trovano nell’agenda politica della nuova legislatura: il 
						ridisegno del sistema di finanziamento, la questione 
						dimensionale degli enti più piccoli e delle aree 
						metropolitane, il controllo dei conti pubblici in un 
						contesto di proliferazione di società a controllo 
						pubblico, la gestione della mobilità nelle aree urbane. 
						Un cantiere all’interno del più vasto cantiere della 
						riforma federalistica che potrebbe modificare in misura 
						rilevante i rapporti  tra stato regioni ed enti locali, 
						a partire da quelli finanziari.
						
						Contemporaneamente, stiamo assistendo in Piemonte, come 
						in Italia, alla proliferazione di bilanci sociali e 
						altre pratiche di rendicontazione sociale: nelle 
						imprese, negli enti pubblici e negli enti non profit. In 
						questa fase evolutiva si tenta di definire e rendere 
						sistematica la linea di demarcazione ancora incerta del 
						bilancio sociale. Molto vivo è il dibattito 
						sull’approccio volontaristico, sul coinvolgimento degli 
						stakeholder e sullo sviluppo di una cultura di 
						responsabilità e di rendicontazione sociale. La volontà 
						politico-istituzionale e la regia che saprà assicurare 
						saranno determinanti nell’implementazione di queste 
						pratiche di rendicontazione sociale.
						 
						La 
						qualità sociale
						 
						Il 
						2007 conferma la dinamica demografica in atto negli 
						ultimi anni. La popolazione è in crescita grazie ai 
						flussi migratori dall’estero che compensano il deficit 
						naturale, ancorché in lieve ripresa. Il 2007 inoltre si 
						caratterizza per un boom di iscrizioni dall’estero 
						favorito dall’ingresso nell’Unione Europea di Romania e 
						Bulgaria. Gli stranieri rappresentano oramai una 
						presenza radicata e stabile sul territorio piemontese 
						come conferma il progressivo aumento delle immigrazioni 
						legate ai ricongiungimenti familiari: al primo gennaio 
						2007 i residenti con cittadinanza straniera 
						costituiscono il 5,8% della popolazione regionale. Il 
						Piemonte si conferma come una delle aree più invecchiate 
						in Europa, la percentuale di anziani è in aumento così 
						come l’indice di vecchiaia e la dipendenza degli anziani 
						sulla popolazione in età lavorativa. Tuttavia si osserva 
						come i flussi migratori -come già era avvenuto negli 
						anni Sessanta- stiano fornendo un contributo al 
						“ringiovanimento” della popolazione. Infatti, gli 
						immigrati sono tendenzialmente più giovani e hanno una 
						propensione a fare figli più alta degli autoctoni: nel 
						2007, i nati stranieri rappresentano il 16% dei nati in 
						Piemonte. L’esperienza del passato indurrebbe a 
						considerare questi fenomeni come transitori. 
						L’esperienza attuale è troppo recente per trarne 
						indicazioni solide. Tutte le province piemontesi 
						beneficiano nel 2007 del notevole aumento del saldo 
						migratorio anche se con intensità differenti nelle 
						diverse aree. L’arrivo di nuovi residenti dall’estero 
						dovrebbe compensare la dinamica naturale negativa in 
						tutte le province ad eccezione di Biella.
						 
						Il 
						2007 vede una crescita occupazionale apprezzabile (+11.000 
						addetti), pur se in deciso regresso rispetto all’anno 
						precedente, quando il saldo positivo era stato di 23.000 
						unità. In realtà, dal punto di vista del mercato del 
						lavoro il quadro del 2007 presenta elementi 
						contraddittori: dopo i positivi sviluppi del 2006, 
						riflessi ancora in una buona performance nel primo 
						semestre del 2007, si è delineata un’inversione di 
						tendenza piuttosto netta nel secondo semestre, con 
						prospettive di recessione che andranno valutate sulla 
						base dei prossimi dati congiunturali. Colpisce in ogni 
						caso che il peggioramento del bilancio occupazionale 
						registrato nell’ultimo periodo dell’anno sia in realtà 
						una specificità piemontese: la nostra è stata l’unica 
						regione del Centro-Nord a registrare una flessione dei 
						posti di lavoro nel IV trimestre 2007, con una forte 
						caduta nel settore industriale, che si è rilevata anche 
						in Lombardia, dove però la crescita del terziario è 
						stata molto più sostenuta, svolgendo una efficace 
						funzione compensativa. Un andamento analogo è 
						riscontrabile anche sul versante della disoccupazione: 
						ad un aumento del numero delle persone in cerca di 
						lavoro nella nostra regione corrisponde una diffusa 
						riduzione nel resto dell’Italia. E’ possibile che il 
						Piemonte, secondo un pattern già rilevato in passato, 
						anticipi tendenze che solo successivamente si affermano 
						a livello nazionale.
						 
						Nella 
						scuola piemontese i dati relativi all’anno 2006/2007 
						confermano le tendenze in atto da alcuni anni. Il numero 
						degli allievi complessivi è in espansione dal 1999, il 
						tasso di crescita maggiore si osserva nella scuola 
						primaria, mentre nella scuola secondaria di primo grado 
						il numero degli allievi si mantiene stabile. La crescita 
						degli allievi è determinata principalmente dal notevole 
						aumento di alunni con cittadinanza straniera  Nella 
						scuole piemontesi vi sono allievi di ben 148 nazionalità 
						differenti, tuttavia la maggioranza degli stranieri 
						proviene da soli tre Paesi: Romania, Marocco e Albania. 
						Quasi tutte le famiglie piemontesi usufruiscono del 
						servizio offerto dalla scuola dell’infanzia, anche se 
						non obbligatorio, così come sempre più giovani 
						frequentano e concludono un corso di studi superiore. Le 
						scuole non statali sono attive in maggioranza nel 
						livello prescolare mentre sono meno presenti negli altri 
						livelli di scuola, il numero degli iscritti è in lieve 
						diminuzione. In tutti gli indicatori scolastici  le 
						ragazze presentano valori costantemente migliori dei 
						loro coetanei, tassi di bocciatura e di abbandono più 
						bassi, tassi di scolarizzazione più elevati. Agli 
						indicatori quantitativi quest’anno si aggiungono le 
						analisi tratte dall’ultima indagine Pisa sulle 
						competenze maturate dai giovani quindicenni: il Piemonte 
						in un’analisi comparativa con le altre regioni si situa 
						in una buona posizione per tutti e tre gli  ambiti 
						indagati, scienze, matematica e capacità di lettura. 
						Anche negli atenei piemontesi il numero degli iscritti è 
						nuovamente in aumento, mentre si registra una 
						contrazione dei laureati nel 2007, dovuta in parte 
						all’esaurirsi di percorsi di riqualificazione.
						 
						Gli 
						indicatori del modello SISREG rendono possibile una 
						prima analisi, a carattere sperimentale, della qualità 
						sociale in Piemonte, avendo come termini di confronto le 
						altre regioni italiane e alcune regioni europee. Oltre 
						ai numerosi elementi di forza nella propria struttura 
						sociale, emergono anche alcuni fattori critici o di 
						minor dinamismo rispetto a quelli presenti in altre 
						regioni, che possono minare lo sviluppo regionale degli 
						anni futuri. Alcune indicazioni che conseguono 
						dall'analisi: attuare politiche capaci di migliorare il 
						livello generale di istruzione e formazione delle 
						persone di tutte le età; realizzare politiche di 
						contrasto della disoccupazione e politiche di 
						conciliazione famiglia-lavoro; migliorare la sicurezza 
						del contesto di vita, in particolare nelle aree 
						metropolitane, che accusano livelli di pericolosità 
						elevati.
						 
						In 
						Piemonte i luoghi delle cure si sono profondamente 
						diversificati negli ultimi decenni, con lo sviluppo di 
						nuovi bisogni derivanti dalla crescita delle aspettative 
						di vita e dall’incremento parallelo e conseguente delle 
						patologie cronico degenerative. In questo contesto  le 
						strutture ospedaliere si stanno sempre più 
						caratterizzando come momento di trattamento 
						dell’episodio acuto,  in pazienti cronicamente 
						assistiti. Negli ultimi anni le politiche sanitarie 
						hanno cercato risposte ai mutati scenari perseguendo, da 
						un lato,  obiettivi di contrazione nell’utilizzo degli 
						ospedali, al fine di liberare risorse da destinare ai 
						servizi territoriali e, sull’altro versante,  di 
						modificazione dell’assistenza in questi erogata, che si 
						sta spostando dai ricoveri ordinari all’ospedalizzazione 
						diurna. L’ intervento tenta una lettura della 
						trasformazione in atto nella rete ospedaliera della 
						nostra Regione, fornendo possibili chiavi 
						interpretative, attraverso indicatori che confrontano la 
						dotazione strutturale e l’efficienza delle strutture 
						ospedaliere piemontesi confrontate con i valori medi 
						nazionali, nonché gli aspetti relativi all’integrazione 
						della rete ospedaliera piemontese con le altre 
						componenti del servizio sanitario regionale. I dati 
						analizzati confermano, nel complesso,  le modificazioni 
						profonde che stanno attraversando i sistemi ospedalieri, 
						in Piemonte e in Italia, ma anche, su alcuni versanti,  
						il persistere di difficoltà di integrazione tra le 
						strutture ospedaliere ed i servizi territoriali di cura 
						e di prevenzione. Si tratta di limiti sui quali 
						occorrerà focalizzare l’attenzione negli anni a venire, 
						dal momento che la funzionalità della rete ospedaliera 
						si gioca  proprio sulla sua capacità di interconnettere 
						elementi tra loro collegati, attorno ai percorsi 
						assistenziali dei cittadini. 
						 
						La 
						richiesta di sicurezza nei confronti della criminalità è 
						un dato presente nella società piemontese, come dovunque 
						in Italia e soprattutto al nord. L’analisi della 
						criminalità è possibile prevalentemente sulla base dei 
						reati visibili e nasconde quindi un enorme numero di 
						fatti non registrati. Limitandosi ai reati più 
						difficilmente occultabili, si evidenzia una forte 
						diminuzione di omicidi e furti sia d’auto che sulle 
						auto, un aumento di furti di motorini e nelle 
						abitazioni. Il trend complessivo dei reati è in 
						crescita, ma è scarsa la correlazione con l’andamento 
						della preoccupazione per la sicurezza, segno che le 
						radici della paura sono più complesse e vanno cercate 
						anche altrove. Sul fronte evasione fiscale, il Piemonte 
						è fra le regioni virtuose (o meno delittuose) come 
						intensità di evasione; è invece fra quelle che evadono 
						di più in cifra assoluta, a causa della elevata base 
						imponibile. La risposta della Guardia di Finanza è in 
						linea con quella nazionale, con un ottimo risultato in 
						termini di base imponibile recuperata nel 2007. Buona la 
						risposta della macchina della giustizia: Torino è terza 
						in Italia, dopo Trento e Bolzano, per rapidità nei 
						processi.  
						 
						La 
						recente legislazione sul paesaggio opera una svolta 
						importante considerando per la prima volta il paesaggio 
						in chiave sistemica, come una realtà complessa e nella 
						quale anche la soggettività delle comunità residenti 
						gioca un ruolo rilevante. Ne consegue un ruolo cruciale 
						per aspetti quali la vitalità della società locale, la 
						consistenza della sua rete di relazioni e il suo grado 
						di consapevolezza nell’apprezzare il valore dei beni 
						pubblici. Questo nuovo approccio alla progettazione del 
						paesaggio assegna alle regioni una funzione importante 
						sia nella fornitura di strumenti pianificatori veri e 
						propri,  sia nel sostenere un contemporaneo cambiamento 
						culturale diffuso e una consapevolezza del valore dei 
						beni comuni capace di favorire nuovi e più sostenibili 
						stili di vita. Si fa strada un concetto di “piano 
						attivo”: non solo basato sulla verifica della coerenza 
						delle azioni locali con una carta di vincoli o vocazioni 
						del territorio. Ma, nessuno di questi nuovi piani avrà 
						successo se non si innescherà un cambiamento culturale 
						complessivo, di riscoperta e ri-appropriazione dei 
						luoghi da parte degli abitanti. Per questo è 
						fondamentale monitorare la risposta della società civile 
						organizzata. I primi dati mostrano che essa manifesta 
						sintomi di un cambiamento di mentalità ancora 
						quantitativamente modesto ma culturalmente 
						significativo.
						 
						Le 
						risposte
						 
						Quale 
						risposta offre il Piemonte nel suo complesso –imprese, 
						politica, società civile– a questo complessa situazione?
						
						
						1. Innanzitutto va sottolineato il dinamismo di alcune 
						realtà imprenditoriali, per esempio nel campo 
						manifatturiero o commerciale.  I dati dell’export 
						offrono l’immagine di una economia ancora attiva e 
						competitiva. Ciò che si osserva sullo scenario 
						commerciale affianca esempi di innovazione e modelli in 
						grado di fare scuola da un lato e una diffusa incapacità 
						di adeguarsi ai ritmi mutati della società, dall’altro. 
						E su entrambi i lati, pesano filiere ancora troppo 
						lunghe che penalizzano le fasce di consumo più povere.
						
						
						2.         Le infrastrutture su cui può contare il 
						Piemonte sono relativamente buone per quanto riguarda 
						mobilità e ICT. Si tratta di aspetti importanti, che 
						rispondono a obiettivi strategici indicati nel POR della 
						Regione Piemonte (Asse 2 Innovazione, Obiettivo 
						operativo 3: ICT nelle imprese e DPEFR 2007-2009, 
						priorità 3: accessibilità). Ma le reti, da sole, non 
						bastano a modernizzare una società ed occorrono 
						comportamenti adeguati da parte degli utenti. Qui, nel 
						campo ICT, si registra un certo ritardo sul lato dei 
						cittadini e delle amministrazioni pubbliche mentre le 
						notizie sono relativamente buone sul lato delle imprese. 
						Nel campo della mobilità i risultati ottenuti nella 
						riduzione dell’incidentalità, mostrano che i cittadini 
						sono disponibili a mutare stili di comportamento, di 
						fronte a politiche adeguate, anche in misura maggiore 
						della media italiana. 
						
						3.         Il capitale sociale, pur con i limiti che 
						sono stati segnalati, rimane una risorsa importante del 
						Piemonte, ancora capace di dare segnali pro-attivi. E’ 
						significativo il buon livello di fiducia verso le 
						amministrazioni locali , evidenziato per esempio dalla 
						scelta del comune come beneficiario del 5 x 1000 (il 
						Piemonte è la quarta regione in Italia come percentuale 
						di contribuenti, la seconda di quelle grandi). Anche la 
						risposta in relazione alla tante trasformazioni che 
						attraversano il territorio è buona: l’esperienza degli 
						osservatori del paesaggio, per quanto limitata nelle 
						dimensioni, è il sintomo di un Piemonte non rassegnato 
						alla “sindrome di nimby” (anche questo un dato 
						importante in relazione agli obiettivi del POR, asse 3, 
						riqualificazione del territorio). Anche gli ottimi 
						risultati nella raccolta differenziata (Piemonte quarta 
						regione in Italia, con una forte accelerazione negli 
						ultimi anni) segnalano non solo cittadinanza 
						responsabile e amministrazione attiva, ma soprattutto un 
						buon rapporto fra le due. Da sottolineare infine il 
						giudizio positivo sui servizi pubblici, che rimane 
						elevato, anzi si accentua in molti casi, a conferma di 
						una società la cui interpretazione non si adatta allo 
						stereotipo dell’anti-politica.