| 
					
						
							
								ugo mulas.la scena dell’arte
 Torino, GAM dal 26 giugno al 5 ottobre 2008
 Dopo il grande successo di pubblico e di critica 
								delle esposizioni di Roma (MAXXI) e Milano (PAC), 
								la GAM di Torino ospita a partire dal 26 giugno 
								la grande retrospettiva dedicata a Ugo Mulas.
 
 Per la prima volta in Italia tre città e tre 
								musei hanno realizzato in stretta collaborazione 
								una vasta mostra dedicata a uno tra i più 
								apprezzati fotografi italiani, dagli esordi alle 
								opere estreme.
 
 A Torino approdano quindi, integrate, le 
								immagini, già esposte a Roma e Milano, che 
								presentano il più ampio spaccato fino ad oggi 
								offerto al pubblico, della fotografia che Mulas 
								ha dedicato al mondo dell'arte contemporanea, 
								fulcro della sua ispirazione d'autore.
 
 La mostra di Torino offre tuttavia un nuovo 
								capitolo per arricchire la conoscenza delle 
								esperienze che Ugo Mulas ha compiuto nel corso 
								della sua produttiva attività, costituito da una 
								ricca selezione di scatti inediti a colori che 
								l’artista ha realizzato contestualmente al 
								bianco e nero e che, grazie alla collaborazione 
								dell’Archivio Mulas, è stato possibile estrarre 
								dal ricco corpo dei materiali conservati e che 
								per la prima volta vengono resi noti al 
								pubblico.
 
 Il colore
 
 Mai stampate direttamente dall’autore, le 
								pellicole a colori presentate - circa 100 – 
								saranno visibili grazie a uno speciale 
								allestimento che prevede la successione di 30 
								teche retroilluminate che consentiranno di 
								penetrare nell’archivio segreto dell’autore, 
								come in una sorta di camera delle meraviglie.
 
 
 
 La mostra si comporrà pertanto delle seguenti 
								sezioni:
 
 Le Biennali di Venezia
 
 Una selezione di alcune delle più belle ed 
								evocative immagini realizzate alla Biennale tra 
								il 1954 e il 1972 illustra l'evoluzione del 
								reportage di Ugo Mulas. Le fotografie della 
								rassegna veneziana costituiscono anche l'asse 
								temporale della mostra, presentando i vari 
								movimenti artistici internazionali che si 
								succedono nei vent'anni di attività del 
								fotografo.
 
 I ritratti
 
 Questa sezione presenta una galleria dei vari 
								protagonisti dell'arte italiana di quegli anni: 
								non solo gli artisti, ma anche i critici, i 
								galleristi e i collezionisti. Le immagini 
								alternano diversi generi di ritratto, dal 
								reportage (Adami, Manzoni, Giacometti) alla foto 
								in studio (De Chirico, Morandi, Giulio Carlo 
								Argan, Peggy Guggenheim) e ai ritratti 
								d'artista. All'interno di questa sezione, alcuni 
								"focus" approfondiscono e pongono in risalto il 
								forte rapporto di amicizia e di collaborazione 
								che Mulas ha intrattenuto con alcuni artisti 
								italiani come Burri, Ceroli, Fontana, Manzù, 
								Pascali, Schifano, Twombly.
 
 Gli eventi
 
 La sezione presenta una selezione di fotografie 
								che segnano il passaggio dal reportage ad una 
								indagine delle possibilità espressive e della 
								fotografia, legata agli sviluppi dell'arte 
								concettuale e del comportamento. Dalla mostra 
								Sculture in città a Spoleto (1962) a Campo 
								Urbano a Como (1969), da Vitalità del Negativo a 
								Roma (1970) al decimo anniversario del Nouveau 
								Réalisme (1970) a Milano.
 
 New York: arte e persone 1964 - 1967
 
 In questi anni l'attenzione degli artisti per i 
								nuovi media e i fermenti della fotografia 
								americana espressi da autori come Robert Frank e 
								Lee Friedlander portano Mulas a superare 
								definitivamente la tradizione del reportage 
								classico. Le immagini della serie testimoniano i 
								cambiamenti e la vitalità della scena artistica 
								newyorchese: dagli happening alle serate negli 
								atelier, in un'ottica sempre funzionale 
								all'analisi della situazione artistica. 
								L'incontro con artisti quali Duchamp, Warhol, 
								Lichtenstein, Johns, Christo, Segal, Rosenquist, 
								Dine, Oldenburg, Rauschenberg, Cage, favorisce 
								in Mulas un'attenzione critica verso l'uso del 
								medium fotografico che anticipa i lavori della 
								fine degli anni Sessanta.
 
 Nuove ricerche 1967 - 1969
 
 La fine degli anni Sessanta è per Mulas il 
								periodo dell'apertura alla sperimentazione 
								sull'immagine fotografica nei vari contesti 
								della comunicazione visiva. Nascono lavori che 
								esplorano le diverse possibilità comunicative 
								del mezzo: non più solo opere destinate alle 
								riviste illustrate ma create per essere raccolte 
								in libri e cataloghi (Campo Urbano, Vitalità del 
								Negativo, Calder, Melotti ); in grandi provini (Johns, 
								Newman, Noland); in cartelle fotografiche come 
								quelle su Fontana, Duchamp e Montale; in 
								scenografie teatrali (Wozzeck, Giro di Vite). I 
								grandi formati, le proiezioni, le solarizzazioni, 
								l'uso dell'iconografia del provino, sono tutti 
								elementi che Mulas recupera dalla pratica 
								quotidiana del suo fare, dalle sperimentazioni 
								pop e new dada e da un'attenta rilettura della 
								storia della fotografia, che diventa il 
								riferimento centrale di fronte ai cambiamenti 
								radicali apparsi alla fine del decennio. La 
								crisi del reportage e la ricerca di nuove 
								significazioni per un linguaggio ormai privo del 
								suo primato d'informazione rispetto all'avanzare 
								della televisione portano Mulas ad uno 
								straordinario lavoro di riflessione critica 
								sulla fotografia.
 
 Le Verifiche
 
 Le Verifiche (1970-1972), per la radicalità 
								dell’analisi e lo spessore concettuale che le 
								sostiene rappresentano le opere più 
								significative dell’ultima stagione creativa 
								dell’autore e il testamento più toccante della 
								profondità cui è giunta l’esplorazione del 
								mezzo, da parte del suo pensiero e del suo 
								sguardo.
 |