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 Calabresi nel Mondo
 II Edizione " La Calabria in Piemonte "
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Calabresi nel Mondo: Il Progetto

Condivisione della conoscenza, dell'esperienza, dell'intelligenza, dell'amore per la propria terra: questi gli scopi della Comunità dei Calabresi nel Mondo; comunità “virtuale” perché entità proiettata al di là dei confini geografici della Calabria, ma anche "reale" perché atta a dare voce e piena visibilità a tutti i calabresi - che vivano in Calabria o che risiedano in altre regioni italiane e all'estero -, e a quanti hanno a cuore la valorizzazione dell'ingente patrimonio di risorse umane, storiche, culturali, paesaggistiche, di questa terra.

"Calabresi nel mondo - La Calabria nel cuore" ha l'ambizione di diventare una "piazza virtuale" ove far confluire l'apporto condiviso di esperienze e know-how i più diversi (di operatori socio-economici, della cultura, di imprenditori, di istituzioni di varia natura, di gente comune che pur possiede un proprio patrimonio di conoscenze disperse nell'anonimato), nel comune intento di versare competenze atte a contribuire all'ottimizzazione delle opportunità di crescita della Calabria. Ciò è oggi, ancora più che nel passato, reso possibile dall'ampia diffusione di potenti, eppure alla portata di tutti, tecnologie dell'informazione, di cui internet rappresenta la massima espressione fornendo le migliori opportunità di interazione e condivisione della conoscenza.
I paesi di maggiore emigrazione dei calabresi dallo storico esodo di fine ‘800/inizio ‘900 ai giorni nostri. Le comunità regionali ed associazioni calabresi all'estero attualmente in vita.

 

[Fonte: Rapporto ITENETs Calabria 2006, a cura di Maria Caterina Giampà e Pietro Galati. Ricerca effettuata nell’ambito del Progetto ITENETs (International Training and Employment Networks) del Ministero Affari Esteri]

 

Il più grande esodo migratorio della storia moderna è stato quello degli italiani. A partire dal 1861 sono state registrate milioni di partenze. Nell'arco temporale di circa un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione al momento dell'Unità d'Italia si avventurò verso nuove terre, per lo più oltre Oceano. Fu un processo di dimensioni imponenti che coinvolse alcuni grandi Paesi del Nord (Stati Uniti e Canada) e del Sud America (Argentina, Brasile, Uruguay), ma anche numerosi paesi europei e l’Australia.

Come in generale in Italia, per la Calabria l’esplosione del fenomeno migratorio fu prevalentemente la risposta alla grave crisi agraria della fine del secolo XIX. Fu la classe agricola ad essere colpita in larghissima misura, interessando solo marginalmente altre fasce di lavoratori, come l’artigianato minore. La Calabria, la cui sopravvivenza economica era basata fondamentalmente sull’agricoltura, pagò il più alto tributo del grande esodo dell’epoca: tra il 1870 e il 1915 emigrò più di un terzo della popolazione calabrese. Dopo il lentissimo inizio (530 emigrati nel 1876 e 2.722 nel 1880), il flusso aumentò progressivamente (12.938 nel 1887, 18.909 nel 1896) fino alla punta massima di 62.290 nel 1905. In complesso gli emigranti calabresi, fra il 1876 e il 1911, furono 714.731 e quasi l'80% lasciò la regione nel ventennio 1892-1911.

Inizialmente il fenomeno interessò l’area del Cosentino e meno quella Catanzarese e Reggina. Infatti, nei due quinquenni 1881-85 e 1886-90 su 10 mila abitanti ne erano emigrati dalla provincia di Cosenza, in media rispettivamente, 145 e 185, da quella di Catanzaro 30 e 90 e da quella di Reggio appena 3 e 12. Ma la tendenza si modificò fino a invertirsi nei quinquenni successivi. Nell'ultimo decennio del secolo XIX, pur restando intensa l'emigrazione Cosentina, il fenomeno investì il Catanzarese e aumentò la sua consistenza nel Reggino. Col nuovo secolo, infine, per effetto del salasso cui era stata sottoposta la provincia di Cosenza e per l'accumularsi dei fattori di crisi nelle altre due province, l'onda alta colpì soprattutto il Catanzarese e il Reggino.

Per tale ragione, attorno al 1905, dei quasi 500 mila emigrati, il 46% apparteneva al Cosentino e il 36 e il 18% rispettivamente al Catanzarese e al Reggino. In poco più di trent’anni, il grande esodo aveva portato fuori della regione un'ingente massa di uomini e donne: Argentina, Brasile e Stati Uniti avevano assorbito quasi tutti quegli emigrati.

Gli emigranti erano in prevalenza agricoltori, piccoli proprietari, affittuari e coloni; in misura minore, ma pur sempre rilevante, braccianti e artigiani; una quota modesta interessava le categorie delle domestiche, delle nutrici e dei muratori e appena rilevante era il tributo di emigranti appartenenti alle professioni libere.

L’Argentina rappresenta uno dei Paesi di destinazione di maggior richiamo. Fu qui che, nella Provincia di Buenos Aires, dal 1870 un provvedimento assegnava gratuitamente terreni a giovani coppie di agricoltori, a condizione che vi costruissero una casa e che li coltivassero. Ma fu la legge varata nel 1876 dal Governo argentino sulla colonizzazione e l'immigrazione che spinse molti a  muoversi dall'Italia e dalla Calabria per tentare la fortuna in Argentina. Secondo il censimento del 1895 su un totale di 407.503 proprietari agricoli più di un quarto erano di nazionalità straniera; fra essi 62.975, più della metà, erano Italiani e, in prevalenza, Calabresi. Questa particolarità è tutt’oggi testimoniata dalla cospicua presenza di calabresi in questo Paese.

Altra meta importante fu il Brasile. Secondo una stima dell'IBGE (Istituto Brasiliano Geografico Statistico) fra il 1884 ed il 1939 sono entrati in Brasile oltre 4 milioni di persone. Gli italiani che arrivarono a São Paulo all'inizio del XX secolo provenivano nella maggior parte dal Meridione d'Italia, Cosenza, San Giovanni in Fiore, Potenza, Salerno, ed erano quasi tutti di estrazione contadina. Nella rapida crescita di città come São Paolo gli Italiani e i Calabresi furono i protagonisti. Tuttavia, qui, a differenza dell’Argentina, gli emigranti ebbero maggior fortuna. Quelli più intraprendenti abbandonarono le campagne ed il sogno di diventare piccoli proprietari terrieri e si avventurano nel settore dei servizi, nel commercio, al dettaglio e all'ingrosso, contribuendo notevolmente al rapido sviluppo delle città brasiliane.

Gli Stati Uniti accolsero, fra il 1880 e il 1915, quattro dei circa nove milioni di italiani che si “avventurarono” oltre Oceano. Circa il 70% proveniva dal Meridione. Le popolazioni del Meridione, devastato dalle guerre, da cataclismi naturali, depredato dall'esercito, dissanguato dal potere ancora di stampo feudale, non ebbero altra alternativa che emigrare in massa. Gli Stati Uniti presentavano per gli emigrati maggiori opportunità occupazionali; ma, ben presto, dato l’enorme e sempre più crescente flusso migratorio verso questo Paese, intervennero politiche particolarmente restrittive per limitare l’ingresso di nuovi migranti.

La direzione transoceanica, sostenuta anche dalla miriade di “colonie di conterranei” costituitesi nelle Americhe, era rimasta stabile fino alle restrizioni americane e a quelle imposte dal fascismo. In effetti, tra il 1920 e il 1945 il fenomeno migratorio subisce una “battuta d’arresto”, per riprendere subito dopo la seconda guerra mondiale. La Calabria, che in ottanta anni (dal 1871 al 1951) aveva registrato un’emigrazione netta di 782 mila unità, nel ventennio 1951-1971 ne registra ben 690 mila (74.000 solo nell’anno 1969), riproducendo i ritmi del grande esodo a cavallo della fine del secolo XIX e gli inizi del XX secolo. La spinta verso i paesi europei, modesta fino a tale periodo, caratterizza questa seconda fase del fenomeno migratorio. Se prima la Calabria era stata più vicina a New York o a Buenos Aires che al Nord Italia e all'Europa, essa invertiva ora la rotta. La metà degli emigrati si dirige verso le altre regioni italiane, e in particolare del «triangolo industriale», una forte quota del rimanente va in paesi europei, altri si dirigono verso paesi come la Germania, il Canada e l’Australia.

Il fenomeno migratorio, che spesso non è stato un moto individuale, una spinta a cercare soluzioni di vita nella “terra promessa”, ma ha seguito precise regole geo-politiche e sistemiche, sta mutando nel tempo così come l’indole degli emigranti, le loro aspirazioni e la loro visione di sé, fino a subire nel corso degli ultimi scorci del XX secolo un cambio di tendenza, sia nella rotta, che nella consistenza e qualifica professionale. Agli emigrati semianalfabeti dei primi anni di avvio del fenomeno, vittime del disagio prodotto dalle riforme attuate in Italia a ridosso dei due secoli, succedono altri emigrati, in possesso di qualifiche professionali e titoli di studio.

In Calabria gli anni 1970 vengono solitamente ricordati come quelli del “blocco delle partenze”, il saldo migratorio, reso negativo dai trasferimenti della prima metà del decennio, si attesta sulle 100.000 unità. In questi anni si compie “la grande trasformazione” regionale (cominciata nel 1950) ed il paesaggio socioeconomico è completamente stravolto rispetto agli inizi dell’intervento straordinario: alla campagna come quadro produttivo di riferimento subentra definitivamente la città e la riproduzione sociale, per la prima metà del secolo garantita dal lavoro agricolo.

Con gli anni ‘80 il cosiddetto “blocco” può considerarsi definitivo. I saldi migratori tornano in positivo, i calabresi che rientrano sono più numerosi di quelli che partono. Quest’inversione di tendenza è generata dalla richiesta sempre minore di operai da parte della grande industria settentrionale e dall’aumento dei redditi e dei consumi delle famiglie.

Nonostante in questi anni i trasferimenti fuori dalla Calabria non siano - il più delle volte – scelte obbligate, le partenze continuano per tutto il decennio successivo ed iniziano a riguardare giovani istruiti, anche laureati, che non trovano nei loro territori originari possibilità di lavoro adeguate alla loro preparazione e qualificazione.

Le Università calabresi, che immettono da un quarto di secolo laureati sul mercato del lavoro, sono alla base del crescente fenomeno di emigrazione colta della Calabria degli anni ‘90.

A partire dal 1987 fino alla fine del 1999 dalla Calabria sono emigrati 43.872 cittadini e ne sono rientrati dall’estero 30.425, con un saldo netto di emigrazioni di 13.447 unità.

Tali dati, desunti dalle registrazioni e cancellazioni anagrafiche da e per l’estero dei comuni italiani, sono stati elaborati dall’Istat a partire dal 1987 e pubblicati fino al 1999.

La classifica della presenza regionale all’estero, secondo i dati al 31 dicembre 2005 della Direzione Centrale per i Servizi Demografici del Ministero dell’Interno, poneva la Calabria, con 302.452 iscritti all’A.I.R.E., al quarto posto – dopo Sicilia, Campania e Puglia - tra le regioni italiane che hanno dato più figli all’Europa e al resto del mondo. La provincia di Cosenza risultava quella con un maggior numero di iscritti, 108.160; seguivano le province di Reggio Calabria con 73.458 iscritti, Catanzaro con 55.918, Vibo Valentia con 41.908 e Crotone con 23.00814. Tale tendenza viene confermata dagli ultimi dati disponibili, riferiti al 9 maggio 2006, pubblicati nel “Rapporto degli italiani nel mondo 2006”, commissionato dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (Cei) e realizzato dall’istituto statistico Caritas/Migrantes.

Da questi ultimi dati, che riportano un decremento degli iscritti (279.142 a maggio 2006 contro le 302.452 unità registrate a dicembre 2005) pari a ben 23.310 unità è da attribuire non già ad improbabili rientri di un così massiccio numero di emigrati, quanto ad una presunta “pulizia” degli schedari AIRE e Anagrafi Consolari in occasione del recente voto degli Italiani all’estero, anche se non si conosce al momento l’esatta dinamica che ha condotto a far registrare siffatta marcata differenza nel numero di iscritti all’AIRE. In ogni caso, Cosenza si conferma come la provincia calabrese con il maggior numero di emigranti iscritti (104.803), seguita ancora da Reggio Calabria con 66.546, Catanzaro con 49.195, Vibo Valentia con 37.117, Crotone con 21.481 iscritti.

Secondo il citato Rapporto la seconda provincia italiana per emigrati all’estero è, dopo Agrigento, quella di Cosenza. In posizione meno rilevante le province di Reggio Calabria, Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone, che hanno comunque partecipato pesantemente all’esodo dei calabresi che hanno cercato fortuna all’estero. Tra le più grandi e, allo stesso tempo, depresse di Italia da sempre la provincia cosentina ha dovuto fare i conti con la fuga, prima verso il Nord Italia, poi verso Germania, Svizzera, Argentina, Belgio, Canada, Australia e Stati Uniti.

La Calabria è, quindi, tra le regioni meridionali d'Italia che hanno subito maggiormente il fenomeno migratorio e che fanno quindi registrare la presenza di comunità più grandi in quasi tutti i paesi di maggiore emigrazione.

Secondo i citati dati AIRE al 09-05-2006 l’emigrazione calabrese risulta essere essenzialmente divisa tra l’Europa (50,37%) ed il resto del mondo (49,63%); per quanto riguarda i continenti extra-europei, il 39,43% risiede nelle Americhe mentre l’Australia somma da sola il 7,8%.

La Germania, con 54.795 iscritti all’Aire, è la meta di maggior richiamo per gli emigrati calabresi. Il secondo paese europeo ad ospitarne il maggior numero è la Francia (31.263), seguita da Svizzera (36.827), Belgio (7.103) e Gran Bretagna (5.671).

Quanto a presenze nelle Americhe, la Calabria è, tra le regioni italiane, quella con la più alta percentuale in America Latina (il 27% del totale iscritti all’AIRE). E’ l’Argentina uno dei Paesi di destinazione di maggior richiamo dell’emigrazione calabrese: qui la Calabria, con ben 58.855 iscritti all’A.I.R.E., occupa il primo posto tra le regioni italiane di provenienza degli emigrati.Nel Nord America è il Canada a registrare la maggiore presenza di italo-americani di origine calabrese. Con 22.164 iscritti all’A.I.R.E., infatti, la Calabria risulta essere la regione italiana più rappresentata in questo Paese del Nord America. Gli Stati Uniti, con 15.549 iscritti, rappresentano per numerosità la terza metà nelle Americhe, dopo Argentina e Canada. Una delle mete preferite dell’emigrazione calabrese, peraltro, è stata il Brasile che registra al momento un numero di iscritti all’AIRE pari a 10.126 unità.

Quanto al continente oceanico, infine, è ancora la Calabria la regione più rappresentata in Australia: la comunità australiana risulta essere la sesta (21.646 iscritti) in assoluto dopo Argentina, Germania, Svizzera, Francia e Canada.

 

Come accennato sopra, nell’arco di poco più di un secolo il fenomeno migratorio italiano subisce delle modificazioni, cambiano i paesi di destinazione gli obiettivi, la durata, la componente sociale e il grado di cultura degli emigranti.

Ai giorni nostri, infatti, la parola emigrazione assume una connotazione diversa e i corregionali residenti all’estero che sono riusciti a guadagnarsi una posizione sociale di prestigio, ad integrarsi socialmente e affermarsi economicamente nella terra di accoglienza, possono rappresentare una risorsa preziosa in grado di contribuire all’economia locale e alla realizzazione di un progetto economico per lo sviluppo della terra di origine.

Oggi i calabresi all’estero sono presenti nel ceto medio e nelle scuole e si registra la confortante evoluzione: dalla vendita ambulante e dalle piccole botteghe oggi hanno empori, centri commerciali e fabbriche, appartengono ad emergenti ceti d’intellettuali o sono diventati imprenditori di successo.

Si può dire, tuttavia, che la storia degli emigrati calabresi ripete la storia degli altri italiani emigrati. Sono arrivati poveri, hanno lavorato duro, hanno risparmiato assai ed hanno investito sui figli. Molti figli di calabresi sono diventati ragionieri, insegnanti nelle scuole elementari e medie, avvocati, ingegneri, medici ed anche professori universitari.

 

E così, la crescita delle comunità italiane in Europa, nelle Americhe e in Australia, e le recenti tendenze di insediamento anche in Africa e in Asia, è maturata parallelamente allo sviluppo economico e sociale dell’Italia ed ha trovato un punto sinergico nella collaborazione internazionale e nella cooperazione per lo sviluppo, linee guida dell’attuale politica internazionale.

Le comunità italiane all’estero costituiscono oggi importanti punti nodali di una rete di esperienze e di relazioni che contribuiscono fortemente all’affermarsi dell’immagine dell’Italia nel mondo. E’ in tale ambito che il fenomeno associazionistico riveste un’eccezionale rilevanza.

Nate come società di mutuo soccorso, ed aventi, all’origine, un profilo marcatamente assistenziale, le associazioni italiane nel mondo hanno nel tempo assunto caratteri sempre più diversificati e rappresentano, oggi, per numero e finalità delle loro iniziative, il sintomo della vitalità delle collettività emigrate.

Le comunità di Calabresi residenti all’estero sono presenti in molti Paesi e la componente associativa ne rispecchia le distribuzioni geografiche.

In Argentina, dove si registra tuttora la maggiore concentrazione delle popolazioni di origine calabrese, l’associazionismo è un fenomeno diffuso. Delle 37 Associazioni “regionali” calabresi presenti in Argentina, ben 24 hanno sede in Buenos Aires; Capital Federal ne conta 5; 2 sono presenti a Santa Fè; 2 a Rosario; una, rispettivamente, a Mendoza, Cordoba, Necochea.

Segue, per numerosità, la Svizzera: qui si contano 17 Associazioni ufficiali, di cui 2 hanno sede a Ginevra; 2 a Zurigo; 2 nel Ticino, delle altre 1, rispettivamente, a Glarus, Dubendorf, Liestal, Solothurnl, Munchembuchesse, Lucerna, Siebnen, Baden, Basilea, Winterthur, Thun.

Sono 16 quelle "riconosciute" dall'Ente Regione Calabria in Canada, di cui 7 hanno sede a Montreal; 2 a Toronto; le altre,  rispettivamente, 1 a La Salle, North York, Vancover, St. Leonard, Concord e Vaughan, Woodbrige.

La quarta posizione per numero di Associazioni spetta agli Stati Uniti. Delle 11 presenti, 2 hanno sede a Port Chester, e una rispettivamente a: Berwyn Chicago , Philadelphia, King of Prussia, Pittsburgh, Brookline, Tennesee, Braintree, New Rochelle, Stanfort.

La comunità australiana fa registrare 9 associazioni. Esse hanno sede a Northcote, West Brunswick e Bulla, nello Stato di Victoria; 3 nel Western Australia di cui 2 a North Perth; 1 a Queens land, Melbourne e South Australia.

La Germania conta 8 associazioni riconosciute. Esse operano a Buhul – Baden, Lorrach, Nurnberg, Erding, Weinstadt, Francoforte, Winnenden e Stuttgart Vahihngen.

Le associazioni di calabresi presenti in altri paesi di accoglienza sono di numero, rispettivamente, le seguenti: 7 in Belgio, 7 in Francia, 4 in Brasile, 1 in Uruguay, 1 in Colombia, 1 in Olanda, 1 in Sud Africa.

 

Quelle di seguito riportate su mappe Google sono tratte dagli elenchi resi noti dal Ministero Affari Esteri in occasione della I Conferenza Italiani nel Mondo.

 

Per sfogliare gli elenchi, cliccare sulla top-line su cui è riportato il nome del continente. In fondo agli elenchi, esplorabili agendo sulla barra di scorrimento della finestra attiva, è incorporata la mappa "live" di Google Maps. Cliccando sul link "Visualizzazione ingrandita della mappa" è possibile vedere l'intera mappa in una nuova finestra del browser.

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